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I progressi della ricerca per l'idrogeno nel mondo

L'economia a idrogeno può essere vista sotto due profili: da una parte esistono luoghi in cui è disponibile (o si costruisce) un sovrabbondante potenziale di generazione di energia elettrica, dall'altra parte esistono ricche città come Londra, e regioni densamente popolate, che hanno bisogno di generare elettricità inquinando poco (ad esempio con la pila a combustibile) e di alimentare il trasporto pubblico con carburanti a basso tenore di inquinanti.

L'Argentina e il Cile, potrebbero diventare grandi produttori di idrogeno per elettrolisi, sfruttando l'energia idroelettrica dei fiumi delle Ande e quella da eolico della Patagonia e della Pampa. In Cile, il produttore eolico spagnolo Enhol sta investendo 1.000 milioni di dollari per installare circa 250 aerogeneratori su 10.000 ettari, che produrranno una media stimata di 500 Mw (l'eccesso potrebbe essere utilizzato dalla rete elettrica nazionale o tramite elettrolisi in idrogeno).
All'epoca dei velieri veloci clipper, che trasportavano foglie di tè dall'India verso la Gran Bretagna, si sfruttavano i potenti e costanti venti circumpolari antartici dei paralleli "quaranta ruggenti" e dei "cinquanta urlanti". Questi venti sono una risorsa energetica costante, gratuita, potente e sovrabbondante, ma impossibile da convogliare con linee elettriche più lunghe di 1600 km. Il potenziale aero-elettrico della zona viene stimato da 100.000 MW a 1.000.000 MW (sufficienti per 0,1-1 miliardo di persone con consumi simili a quelli degli italiani). Si stanno costruendo impianti eolici in queste regioni proprio per produrre il prezioso gas idrogeno.
Austria-Italia: Autostrada del Brennero

L'autostrada A22 del Brennero sarebbe dovuta (??) diventare nel 2010 la prima autostrada ad idrogeno d'Europa, ovvero attivare una rete di distributori di idrogeno per autotrazione integrata con l'attuale distribuzione di carburanti.
Corea del Sud

La Corea del Sud sta investendo massicciamente in un piano integrato, che include il biogas, il solare, l'eolico, il nucleare. L'energia in eccesso proveniente dalla variabilità di queste fonti, potrebbe essere immagazzinata come idrogeno (previa elettrolisi)


In Danimarca la corrente elettrica prodotta con generatori eolici ha raggiunto lo straordinario obiettivo del 23% del fabbisogno nazionale. Nel maggio 2007 è stata costruita la prima centrale europea a eolico-idrogeno.[36]


Islanda
L'Islanda ha deciso di diventare la prima economia all'idrogeno del mondo attorno all'anno 2050[37]. L'Islanda si trova in una situazione unica: oggi importa tutto il petrolio necessario per alimentare le sue automobili e la flotta peschiera. L'Islanda ha enormi risorse rinnovabili di energia geotermica ed idroelettrica, così tanto che il prezzo locale dell'elettricità prodotta è minore del prezzo degli idrocarburi usati per produrre quell'elettricità.
L'Islanda attualmente converte buona parte della sua elettricità in eccesso in beni esportabili e sostituti degli idrocarburi. Nel 2002, produceva 2000 tonnellate d'idrogeno per elettrolisi, principalmente da trasformare in ammoniaca (NH3), per fertilizzanti[38]. L'ammoniaca viene prodotta, trasportata, ed usata in tutto il mondo, dato che il 90% del costo dell'ammoniaca è quello dell'energia per produrlo. L'Islanda sta anche sviluppando un'industria di estrazione, raffinazione, fusione e profilatura dell'alluminio, con costi che sono principalmente quelli dell'elettricità impiegata. Queste due industrie possono così esportare buona parte (o tutto) il potenziale di elettricità geotermico dell'isola.
Ma nessuno di questi due processi riesce a rimpiazzare del tutto gli idrocarburi. La capitale Reykjavík ha una flotta pilota di autobus che vanno ad idrogeno[39], e sono in corso ricerche per alimentare i pescherecci della nazione con idrogeno. Praticamente, per esigenze industriali, chimiche ed economiche, è probabile che l'Islanda finisca per importare petrolio di bassissima qualità (e basso prezzo) per poi processarlo con l'idrogeno per renderlo di buona qualità, piuttosto che rimpiazzarlo del tutto.
Secondo il World Watch Magazine, al contrario delle aspettative, la produzione di idrogeno dell'Islanda nel 2006 stava diminuendo

Italia
Dal 2007 a Bologna si stanno sperimentando autobus alimentati da una miscela di metano con idrogeno al 5-15% (miscela nota come hythane o idrometano). La produzione dell'idrogeno, attualmente in sperimentazione da parte dell'Università di Bologna, avviene tramite energie pulite (come quella dei pannelli solari o l'eolico) e dai rifiuti con metodi che sfruttano batteri bio-ingegnerizzati.[41]
Dal giugno 2007 Monopoli ospita l'Università dell'idrogeno, centro d'eccellenza no profit per la formazione, la ricerca e l'informazione sui temi delle nuove energie.
Da ottobre 2009 una parte dell'Hotel San Rocco (Orta San Giulio, NO) è riscaldata mediante un combustore alimentato a idrogeno, interamente sviluppato e realizzato in Italia dall'azienda Giacomini. Idrogeno e ossigeno si combinano mediante una reazione catalitica, quindi senza fiamma. Il calore liberato viene utilizzato per l'acqua di riscaldamento e l'unico altro prodotto della reazione è vapore d'acqua che può essere rilasciato in atmosfera. Il combustore non produce né CO2, né NOx; grazie all'energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili, si può realizzare un ciclo a zero emissioni. Altri progetti-pilota con il combustore a idrogeno sono in corso di realizzazione in Piemonte.

La Norvegia e l'eolico come "fonte" d'idrogeno
Un progetto pilota per dimostrare la fattibilità di un'economia ad idrogeno è operativo già dal 2004 nell'isola norvegese di Utsira[42],[43]. L'impianto combina l'energia eolica con la produzione d'idrogeno. Nei periodi in cui si presenta un surplus di energia eolica, l'energia eccedente viene usata per generare idrogeno attraverso l'elettrolisi. L'idrogeno viene stoccato, ed è disponibile per la generazione di energia nei periodi in cui il vento è meno forte.
Regno Unito: autobus a idrogeno sperimentati a Londra

Uso ospedaliero
Alcuni ospedali in USA hanno installato celle che combinano l'elettrolisi con la produzione di elettricità per immagazzinare potenza da impiegare in situazioni di emergenza. Queste sono economicamente vantaggiose per le loro basse richieste di manutenzione, l'immediata possibilità di fornire potenza e la possibilità di sistemarle quasi ovunque nell'ospedale dato che sono per nulla rumorose ed inquinanti rispetto ai generatori diesel.

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